Antonio Mantovani – Il Mostro di Milano
Soprannome: Il Mostro di Milano
Luogo omicidi: Milano e dintorni (Italia)
Periodo omicidi: 1983 – 1997
Numero vittime: 4 +
Modus operandi: strangolamento
Cattura e Provvidementi: ergastolo
Antonio Mantovani, che passerà alla storia come il “mostro di Milano“, nasce a Trevenzuolo (Verona) nel 1957.
Ebbe un’infanzia dura: fu messo in collegio dalla madre che non voleva più occuparsi di lui a soli 7 anni; presumibilmente fu questo il trauma scatenante del futuro serial killer.
A soli 14 anni, tenta di violentare una bambina di 3 e nel 1979 cerca di violentare la moglie di un suo amico.
Per trovare la prima vittima di Mantovani, dobbiamo attendere fino all’11 febbraio 1983, quando violenta e uccide Carla Zacchi, 26 anni, impiegata in un giornale e moglie di un suo amico. Il cadavere, spogliato dei vestiti, viene gettato in un canale a Lucino di Rodano, vicino Milano.
A scatenare il raptus omicida in Mantovani è stato il rifiuto della donna ad avere rapporti sessuali con lui.
In seguito all’omicidio, Mantovani viene arrestato e condannato a 29 anni di reclusione.
Purtroppo però nel 1996, dopo aver scontato solo 13 anni, l’uomo ottiene la semilibertà e torna ad uccidere.
Durante il giorno, Mantovani passa il suo tempo lavorando per un’azienda informatica o in un appartamentino che ha affittato a Milano, dove trascorre la maggior parte del suo tempo; in carcere torna solo la notte, per dormire.
La seconda vittima è Dora Vendola, anche lei in semilibertà, che viene strangolata con un laccio e ritrovata nella sua auto a Milano. E’ il 6 novembre 1996.
Mantovani viene messo sotto indagine per questo delitto, ma mai accusato. Interrogato, ammette di conoscere Dora e riferisce di aver ricevuto da lei un rifiuto ad un approccio sessuale, ma nega di averla uccisa. Agli inquirenti la spiegazione risulta credibile e a Mantovani non viene revocata la semilibertà, lasciandolo di fatto libero di colpire ancora.
Nel 1997, approfittando dei permessi a lui concessi, Antonio uccide per ben 2 volte: Simona Carnevale (a marzo) e Carolina De Donato (a giugno).
Simona Carnevale, parrucchiera di 26 anni, scompare la sera del 7 marzo del 1997, dopo essere uscita dal suo negozio di Milano.
Di questa scomparsa si occupa anche la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”. Pare che Simona, il giorno della sua scomparsa, abbia chiamato a casa per dire alla sorella che sarebbe rientrata più tardi.
Quella fu l’ultima traccia di Simona. Forse ha avuto un brutto incontro mentre si incamminava per la metropolitana, la strada è buia e il luogo non è proprio raccomandabile. Qualche giorno prima, proprio in quella strada, c’è stato un tentativo di rapimento e per questo motivo Simona si fa sempre accompagnare a casa dal padre o dal ragazzo.
Perché allora quel giorno era sola? Simona aveva conosciuto un ragazzo pochi giorni prima, ma non lui non era con lei il giorno della sua scomparsa. E’ lui stesso a chiamare la trasmissione, spiegando che quel giorno era fuori Milano e che conosceva solo superficialmente Simona.
A questo punto, parenti e amici cominciano a temere per la sorte della giovane parrucchiera.
Il 2 giugno 1997, viene invece ritrovato il cadavere carbonizzato di Carolina De Donato, proprietaria dell’appartamento che Mantovani ha preso in affitto. La donna è nel suo letto, circondata da una ventina di bambole.
Il primo marzo 1999, Simona risulta ancora scomparsa e “Chi la visto?” torna ad occuparsi del suo caso. La redazione del programma riceve una lettera anonima, in cui si parla di un’aggressione subita da parte della giovane in metropolitana. In seguito all’aggressione, Simona sarebbe stata portata via da un auto.
Tramite la televisione, viene lanciato un appello all’autore della lettera: “se il suo racconto è vero ci aiuti a scoprire i colpevoli.“
Il primo giugno 1999, “Chi l’ha visto?” torna ad occuparsi del caso Carnevale, poiché il GIP di Milano ha spiccato un ordine di custodia cautelare nei confronti di Mantovani, che si trova in carcere per scontare la sua condanna risalente al 1983. La sera del delitto, Mantovani non era in carcere, ma in semilibertà.
Chi lo accusa è Carlo Fermi, suo compagno di cella, che vista in televisione la foto della ragazza, si ricorda di averla vista in compagnia di Antonio.
Fermi ricorda che la sera del 7 marzo 1997 Mantovani era rientrato in cella molto agitato e che gli aveva confessato di aver ucciso una ragazza. Il giorno dopo gli aveva addirittura mostrato il corpo della giovane avvolto in un telo nel bagagliaio della sua Y10 gialla.
Con l’approfondire delle indagini si scopre che tra le carte di Simona c’è il numero di Mantovani, perciò i due si conoscevano.
Nel corso delle indagini, Mantovani viene ritenuto responsabile anche dell’omicidio di Cesarina De Donato. Dopo la sentenza, Antonio tenta la fuga, ma nel 1998 viene ritrovato e arrestato.
Il 12 novembre 2001, Mantovani viene condannato all’ergastolo, nonostante si professerà sempre innocente e si sia dichiarato dispiaciuto per le famiglie delle vittime (scoppiando anche in lacrime più volte durante il processo). Ad oggi, è detenuto nel carcere di Opera (Milano).
Sara Di Marzio giugno 2007
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