Recensione del gioco horror Resident Evil 4

Videogiochi

Edito da: Capcom, 2005, 2007
Sviluppato da: CAPCOM
Piattaforma: GameCube, PS2, PC
Genere: Survival Horror
Demo: Non Presente

COMMENTO

REQUISITI MINIMI PC:
– Windows 2000/XP
– Pentium4 1.4Ghz/Athlon 2.0Ghz
– 256MB RAM
– DVD-Rom Drive
– Scheda video compatibile DirectX 9.0c con almeno 128 MB RAM
– Scheda audio compatibile DirectX 9.0c
– USB Gamepad
– 7Gb spazio libero su HD

Il tanto atteso porting del quarto capitolo della saga probabilmente più rappresentativa del genere survival horror sbarca finalmente sui nostri PC, dopo 2 anni dalla sua uscita sulla sfortunata console Nintendo. Il gioco ha avuto una genesi quantomeno travagliata, basti considerare che il terzo capitolo uscì per Sony PlayStation e PC nel lontano 1999. Alla Capcom avevano dichiarato che per il quarto capitolo avrebbero fatto le cose in grande e, soprattutto, avrebbero abbandonato le meccaniche di gioco dei primi 3 capitoli “ufficiali” in favore di qualcosa di più moderno. Corre voce che i progettisti si misero al lavoro, creando un engine più veloce, immediato ed orientato all’azione, sfruttando l’ hardware di una macchina che nel frattempo si stava imponendo, la PlayStation 2.
La storia avrebbe dovuto svolgersi in un misterioso castello sulle scogliere della Spagna. Il buon Shinji Mikami (padre storico della serie), però, non fu soddisfatto dello stato del lavoro, bollando il nuovo engine “non adatto” al feel della saga Biohazard/Resident Evil. Il progetto venne allora accantonato (per diventare – pare – nientepopodimeno che Devil May Cry, l’anno successivo), ed il lavoro ricominciò nuovamente da zero. Dopo una nuova, lunga, gestazione, venne alla luce l’engine attuale del gioco, nello splendore del chipset grafico del GameCube. Si decise di riprendere un personaggio noto della saga (uno dei protagonisti del secondo episodio) e di fargli espugnare una base della famigerata Umbrella. Ma, ancora una volta, Shinji Mikami non fu soddisfatto. L’engine fu tenuto, la storia riscritta, e si iniziò a parlare di una casa infestata dai fantasmi; ma ancora non si concluse nulla, se non una promettente demo da mostrare all’E3. Finalmente, Mikami decide di fare un passo indietro e riappare la Spagna, con tanto di castello, trapiantato però sulla seconda versione dell’engine di gioco: ed ecco a noi Resident Evil 4, finalmente. E’ stata lunga, ma ce l’hanno fatta. Ne sarà valsa la pena?

LA STORIA
I fan di Resident Evil sicuramente si ricorderanno di Leon Scott Kennedy: un uomo particolarmente fortunato. 6 anni fa entra in polizia, completa l’addestramento e viene spedito al distretto di Raccoon City per prendere servizio. Solo che, quando arriva alla cittadina, la trova in rovina ed infestata da zombie ed altre simpatiche creature egualmente amichevoli. Il povero Leon  riesce a sopravvivere e scappa dalla città e dal suo nefasto destino e di lui si perdono le tracce. 6 anni dopo, appunto, veniamo a sapere che l’essere riuscito a sopravvivere al massacro di Raccoon City è valso a Leon una promozione ad agente speciale, chiamato quando ci sono da svolgere missioni particolarmente delicate. Come in questo caso: la figlia del presidente degli Stati Uniti, Ashley Graham, è stata rapita. L’intelligence riesce a ritrovare le sue tracce nei pressi di una bucolica quanto remota località in Spagna e Leon viene incaricato di andare a riprenderla e riportarla indietro sana e salva. Solo che, ancora una volta, la sfortuna colpisce ed il nostro si ritrova pressappoco nella stessa situazione di 6 anni prima: in mezzo ad un villaggio infestato non più da zombie, ma da pazzi assassini. Ancora una volta dovrà cercare di sopravvivere per portare a casa non solo la sua pellaccia, ma possibilmente anche Ashley. Riuscirà il nostro impavido eroe a ritrovare la ragazza e scoprire chi l’ha rapita e perché? Riuscirà lei a non innamorarsi di lui? Ma soprattutto, riuscirà una storia così banale a sorprenderci con qualche colpo di scena?

REALIZZAZIONE TECNICA
Resident Evil 4 è un gioco d’azione, con visuale alle spalle del protagonista. La telecamera può essere mossa in maniera limitata e l’azione rimane sempre incentrata su Leon. Il nuovo motore di gioco è sicuramente molto ben costruito: va detto che la versione che ho provato è un porting non di quella per GameCube (che ho avuto modo di vedere e che sicuramente batte le altre versioni in quanto a fluidità e dettagli) ma di quella PS2, che vanta meno dettagli, modelli poligonali più semplici ed una gestione degli effetti un po’ più rudimentale. La versione PC, in particolare, sembra essere quella “uscita peggio”. Il motore (se la vostra scheda video lo regge) si muove e risponde bene, ma le texture sono monocromatiche, confuse ed a volte ripetitive, e perdono sensibilmente in dettagli all’aumentare della risoluzione. In particolare, alcuni scenari presentano vastissimi ambienti o grandi dislivelli e le texture vengono ripetute in maniera regolare sulle grandi superfici creando un effetto poco gradevole (“l’effetto carta da parati“) che non si vedeva più nei giochi già da diversi anni, e che contribuisce a rovinare l’aspetto realistico dell’ambiente. Alcuni effetti presenti sulla PS2, poi,  sono stato lasciati fuori, mentre alcuni altri (come le condizioni ambientali) sono presenti solo a patto che la scheda video che state usando sia compatibile con gli ultimi shader. Il sistema di illuminazione è stato ridotto all’osso; e questo è un gran peccato, perché sicuramente l’atmosfera non ne giova ed il carisma delle ambientazioni risulta notevolmente ridotto. Ma il peggio, purtroppo, sono le cutscenes, che sul GameCube erano realizzate col motore del gioco (dando anche spesso prova di cosa quel motore sapesse fare a livello di complessità e dettagli). Su PS2 e su PC tutto questo è stato sostituito con quelle stesse sequenze, registrate dalla versione Cubo e rese filmati. La resa ne risente, sicuramente non molto su PS2, dove lavoriamo a risoluzioni basse e spesso giochiamo su un TV, ma su PC, in alta risoluzione e nello splendore degli odierni monitor, i “filmati” appaiono sgranati, pixellosi e proprio non rendono giustizia a tutto il resto. Per un titolo così importante, forse era lecito aspettarsi qualcosa di più. Tutto negativo, quindi? No, assolutamente: i modelli sono molto ben fatti ed hanno un realismo notevole. Le animazioni sono curate ed assolutamente credibili, ed in ultimo gli ambienti risultano molto realistici ed azzeccati. Il comparto sonoro poi si difende bene. La musica quasi non esiste, ma i vari campioni sono ben  fatti, nitidi e d’atmosfera. Il doppiaggio in inglese è competente. Il gioco intende avere un look quanto più realistico possibile ed i suoni contribuiscono bene all’effetto. Una cosa un po’ stonata è il fatto che i nemici “umani” del gioco, che sono la maggior parte, hanno poche frasi e “le fanno girare” mentre cercano di farvi la pelle. Ne consegue che tutti quelli che incontrate parlano allo stesso modo, con la stessa voce, le stesse frasi e le stesse inflessioni e questo alla lunga rovina un po’ il “presunto realismo” del gioco. Per ultimo vediamo i controlli, ed anche qui, purtroppo c’è una nota dolente. Il 90% del gioco è combattere, in particolare sparare ed è importante sparare bene, perché come sempre nella tradizione di Resident Evil il gioco non è prodigo di proiettili, quindi è meglio non sprecarli. Sparare bene vuol dire prendere bene la mira e cioè vuol dire, ad esempio, riuscire a scamparla quando un energumeno ci aggredisce con un’accetta, colpendolo alla testa. Tutto questo è possibile solo se la vostra macchina regge *bene* il motore di gioco. La non-scattosità della grafica in questo caso è cruciale se volete salvare la pelle, il gioco deve riuscire a rispondere bene ad ogni vostro minimo movimento del pad. A questo proposito, segnalo anche che esiste un mod non ufficiale che aggiunge la possibilità di giocare con tastiera+mouse, cosa non prevista nel gioco originale (ma che personalmente ho trovato poco utile, perché se il gioco gira fluido, il pad basta e avanza).

FATTORE DIVERTIMENTO
Diverte? Assolutamente si. La sua capacità di divertire è senza dubbio la caratteristica migliore del gioco. Nonostante un inizio un po’ drastico, dove vi trovate già sommersi dai nemici principali del gioco, i Ganados (le “vacche” in spagnolo, se non vado errato) e non potete permettevi di usare tanti colpi, il gioco si fa via via più godibile. Non appena si è un po’ presa confidenza col sistema di controllo e con le meccaniche di gioco, fare l’agente segreto alla ricerca di Ashley e risolvere il mistero è appagante. Sono comunque presenti alcune cose che già nei precedenti capitoli non mi erano piaciute, tipo il fatto che “se finite i colpi siete finiti”, anche se in questo capitolo la cosa è mitigata notevolmente dal fatto che i nemici lasciano oggetti (e soldi) quando li uccidete e quando siete a corto di colpi, questi iniziano ad apparire con frequenza sui cadaveri. Un’altra cosa che non mi è piaciuta è il fatto che è stato introdotto il “mercante“, un tizio in soprabito nero che incontrerete spesso durante il gioco e fin qui tutto ok, solo che spesso quest’ultimo si fa trovare in mezzo a valanghe di scatole di munizioni *che però non vi vende*. E’ irritante, quando voi siete a corto. L’ambiente di gioco è abbastanza interattivo: Leon interagisce con più o meno tutto quello che gli capita a tiro. Entra ed esce dagli edifici gettandosi dalle finestre, abbatte scale a pioli, salta staccionate e muri, blocca le porte col mobilio, e questo fa si che il gioco proponga un buon ventaglio di opzioni per affrontare le diverse situazioni. Nel villaggio all’inizio dell’avventura, Leon può escogitare diversi espedienti per non essere catturato dai Ganados: entrare in qualche casa barricando porte e finestre piuttosto salire su un tetto e colpire dall’alto i nemici per indebolire il gruppo, ad esempio. Inoltre, sempre nell’ottica di risparmio delle preziose munizioni, quando un nemico è particolarmente vicino Leon può sfoderare la sua abilità nel combattimento corpo a corpo, usando il machete o le arti marziali. Quando poi avremo trovato e liberato Ashley, quest’ultima ci seguirà e ci aiuterà nel risolvere gli enigmi del gioco. Avevo paura che questo si rivelasse più una scocciatura che altro, come Eileen in Silent Hill 4, invece per fortuna tutto è studiato molto meglio ed Ashley è abbastanza brava a stare fuori dai guai. Una cosa che mi è piaciuta è che è stato rimosso il limite massimo di salvataggi (i famosi rotoli d’inchiostro): qui, ogni volta che troviamo una macchina da scrivere possiamo salvare a piacere. In definitiva il sistema funziona, è divertente e si lascia giocare più che bene.

FATTORE HORROR
Spaventa? Direi proprio di no. Il plot del gioco, come anticipato, è quanto di più banale possa essere stato concepito da Mikami-san e dal suo team. E’ dagli anni ’80 che ci sorbiamo la storia della figlia del presidente rapita dai cattivi nei film americani, e questa produzione non fa nulla per essere quantomeno un po’ originale. Per me è stata una grossa delusione, soprattutto perché chiunque con un minimo di fantasia ha già capito l’80% del mistero già a metà del primo capitolo (ce ne sono 5 in tutto). I personaggi sono estremamente stereotipati e non offrono nessun approfondimento psicologico, neanche di striscio. Il cattivo è cattivo perché è cattivo. Leon è un eroe perché è un eroe. Ashely è la damigella indifesa perché è indifesa. E basta. Inoltre, tutto il gioco è impostato – appunto – come un gioco. Troveremo gli appunti dei nemici che ci raccontano la storia della loro vita (e soprattutto i loro supersegreti scopi malvagi) su pagine di taccuino strappate lasciate in bella vista con tanto di foto a corredo, troveremo cose come il tiro a segno, in cui si vincono tappi di bottiglia con attaccate action figures dei personaggi del gioco (divertente, per carità, ma un po’ fuori tema in una storia horror…). Troveremo il famigerato mercante, che ci aspetta nei posti e nei tempi più diversi, e vive la sua vita in un angolo guardando il nulla. Addirittura, dopo che avremo ucciso il prima Ganado all’inizio del gioco, esaminando il corpo, Shinji Mikami ci fa subito presente che “non è uno zombie”, che alle mie orecchie suona tanto come “guarda che originale! E’ cambiato tutto! Non è mica come gli altri Resident Evil questo!”. Peccato che il tizio si comportasse quasi esattamente come uno zombie, compresa la camminata lenta e claudicante. Insomma, qui purtroppo proprio non ci siamo, dal lato dell’ambientazione sono rimasto molto deluso da questo Resident Evil ed ho sperato fino all’ultimo che si risollevasse con qualche colpo di scena; poi quando ho visto Ashley – indifesa figlia del presidente – che di punto in bianco si mette a manovrare un bulldozer con la perizia di un operaio edile sfondando muri e nemici, mentre Leon fa il tiro a segno sulla parte posteriore dello stesso, ho capito che sul piano del mistero non dovevo aspettarmi più nulla. Peccato.

In una parola: PIACEVOLE
Nonostante la disarmante mancanza di fantasia degli autori della storia, il gioco risulta molto piacevole e divertente da giocare. Ha molto dei film americani degli anni ’80 tipo American Ninja o Remo Williams. Produzione trash, terribile regia, storia telefonata, ma tanto divertenti da vedere. Segnalo inoltre che nella versione PC (come in quella PS2) il gioco comprende alcuni scenari aggiuntivi da completare con alcuni personaggi comprimari della storia principale (uno su tutti, Ada Wong, l’unico agente speciale che per andare in missione, alla tuta da infiltrazione preferisce abito da sera e tacchi a spillo… contenta lei…) sbloccabili finendo la storia principale.

SCREENSHOT

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Testato su pc:

  • SO: Windows 2000 SP4
  • RAM: 512MB
  • Processore: Pentium 4 1.8Ghz
  • Scheda Grafica: ATI 9550 128MB
  • Scheda Audio: AC97 5+1
  • Gamepad PS2

NOTA
Capcom ci fa sapere che il gioco ha diversi problemi di compatibilità e necessita di una scheda video recente e di driver aggiornati. Il gioco si è infatti rifiutato di partire su un PC con una scheda video ATI 9200 128MB. Il manuale “consiglia” una scheda video con almeno 256MB di RAM, in particolare dalla GeForce 6600 in su. Ci ho giocato anche con una semplice GeForce FX5200 con 128MB, anche se con risultati non eccezionali. Il gioco non è inoltre compatibile con gamepad non USB.

Pregi:

  • Andare in giro a sparare ai Ganados è divertente, se il vostro PC regge bene il gioco
  • Molti degli elementi che rendevano frustranti i precedenti capitoli sono stati corretti
  • Alto replay value, con livelli di difficoltà e scenari aggiuntivi.

Difetti:

  • Storia dozzinale, completamente priva di fantasia e mistero: non è un gioco horror
  • Occorre un PC con una scheda video degna di tale nome
  • Grafica sottotono a causa di limiti di memoria e rimaneggiamento dei filmati.

FABIO FRANCHELLO

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