Recensione e demo del gioco horror Half Life 2

Videogiochi

Edito da: Valve, 2004, 2007
Sviluppato da: Valve
Piattaforma: PC, XBOX, XBOX360, PS3
Genere: Fps (singleplayer/multiplayer)
Demo: Download

voto 7/10

COMMENTO

REQUISITI MINIMI PC:

Windows 98/ME/2000/XP
Processore a 1.2Ghz
256MB RAM
DVD-Rom Drive
Scheda video compatibile DirectX 7
Scheda audio compatibile DirectX 7
Connessione ad Internet

Half Life 2 è, secondo alcune accreditate testate videoludiche (nonché secondo Valve stessa) “il Gioco più Premiato della Storia”. Con una premessa simile, come non parlare di questa produzione nella nostra raccolta di giochi horror. Sebbene HL2 non si possa definire propriamente un survival horror, la suspence non è sicuramente estranea a questo prodotto. Il motore multimediale (il famoso “Source“) rende eccezionalmente bene alcune situazioni – come vedremo – e ci permette di immedesimarci molto bene nell’azione, partecipando alle emozioni dei personaggi di quello che definirei senz’altro uno sci-fi thriller. In questa recensione mi concentrerò solo sulla “storia”, ovvero sulla modalità single-player, considerando la possibilità di multiplayer come valore aggiunto. Vediamo cosa ci aspetta nel nostro secondo viaggio nella distopica realtà di Gordon Freeman e del GMan, sperando questa volta di capirci qualcosa di più…

LA STORIA
“Si svegli Mr.Freeman…” – e Gordon Freeman, insigne fisico ed eroe di Black Mesa, apre gli occhi nei primi secondi dell’introduzione: come per Half Life, i progettisti ci proiettano nell’azione già da subito. Il GMan, il misterioso uomo del mistero misterioso (e non saprei come altro definirlo, visto che nessuno – sospetto neanche i programmatori della Valve – sa per certo chi sia o cosa faccia) ci sveglia dalla stasi nella quale ci aveva indotto “addormentandoci” alla fine del primo episodio, con la sua voce roca ed il suo accento che ricorda quello dell’est europeo. Il GMan ci lusinga, dicendo che ci siamo meritati il periodo di riposo per quello che abbiamo fatto a Black Mesa anni prima, ma ci fa anche presente che di nuovo la situazione mondiale sta precipitando e noi – “l’uomo giusto nel posto sbagliato” – dobbiamo entrare di nuovo in azione. Il “sogno” del GMan finisce, Gordon si sveglia davvero, e scopre di essere su un treno in arrivo alla stazione di City 17, la metropoli più rappresentativa della pianeta, in quanto sede dell’Amministrazione Terrestre. Gordon scende dal treno e si ritrova in immerso un futuro miserevole, distopico ed oscuro, in cui uomini, vestiti in modo identico, schedati e controllati fino all’eccesso (subito una “telecamera volante” fotograferà Gordon), vivono sotto il giogo di una misteriosa razza chiamata “Combine“. Mischiati ai terrestri ci sono anche alieni di varie razze e provenienze, compresi i Vortigaunt, già visti nel primo episodio. Qua e là, alcuni Xeniti (i “cattivi” del primo episodio) ancora gironzolano per la superficie, e sono combattuti sia dagli umani che dai Combine. Questa inusuale mescolanza di forme di vita si è creata a causa dell’invasione dei Combine, avvenuta anni prima. Ma chi sono questi Combine? Difficile dirlo, ma si sa che sono alieni che viaggiano per i pianeti devastando e conquistando. Sono stati attirati sulla terra dalle “cascate di risonanza” prodotte degli squarci dimensionali verificatisi in seguito all’incidente di Black Mesa. Sono scesi in forze sul pianeta mettendolo in ginocchio in sole 7 ore. Per evitare l’annientamento della specie, il Dott.Breen (precedentemente, direttore amministrativo di Black Mesa) è stato inviato a parlamentare con gli invasori, ed è riuscito ad evitare l’ecatombe, al prezzo della schiavitù planetaria. I Combine hanno promosso Breen “Amministratore Terrestre”, per poterlo usare come leader fantoccio, ed eretto a City 17 la Torre, centro del loro governo e delle loro attività sulla Terra. Gli invasori (o “i benefattori” come li chiama Breen) hanno dettato una serie di regole e divieti, inibendo, tra l’altro, l’istinto riproduttivo e condannando di fatto l’umanità all’estinzione. In questo background che trasuda ottimismo da tutti i pori dovrà quindi muoversi Gordon Freeman, baluardo della resistenza e dei buoni ideali dell’umanità, capire cosa sta succedendo (o quantomeno dove è capitato), entrare nella resistenza e ricongiungersi con vecchie conoscenze e nuovi personaggi, fino alla liberazione di City 17 e possibilmente in seguito, anche del mondo. Altrimenti che razza di eroe sarebbe?

REALIZZAZIONE TECNICA
E’ difficile parlare del lato tecnico del “gioco più premiato della storia”, specie nel 2007, a 3 anni dalla sua uscita. Il motore sul quale è costruito è il celeberrimo “Source” ed era il non-plus-ultra dei motori 3D. Questo perlomeno nel 2004. La prospettiva è ovviamente in prima persona, come per il precedente Half Life: il giocatore si calerà totalmente nei panni di Gordon Freeman, anche nelle scene d’intermezzo, e potrà gironzolare per gli ambienti in semilibertà (come vedremo). Il motore di gioco è abbastanza leggero, scalabile e molto responsivo, anche su macchine non proprio nuove (a patto di installare tutti gli aggiornamenti, comunque “obbligatori” visto che c’è Steam). Con una discreta scheda video ATI possiamo goderci le texture semi-fotorealistiche del gioco in media/alta risoluzione ed accendere tutti gli effetti senza perdere un frame. La grafica è molto evocativa, City 17 e le altre ambientazioni che andremo a visitare sono ricostruite con perizia di dettagli. In particolare la qualità delle texture (notevole la pelle delle persone) fece gridare al miracolo, ed ancora oggi si mantiene su un ottimo standard qualitativo. City 17 ha carisma, è costruita in modo da sembrare una metropoli futuribile dell’est e l’atmosfera si sente tutta. Anche i vari scenari al chiuso contribuiscono al feel del gioco, spesso aumentando il fattore adrenalinico. Gli attori virtuali sono eccellenti: i modelli sono credibili e molto ben animati. Il lavoro fatto da Valve in particolare sulle espressioni del volto è encomiabile: basti pensare ad esempio che i dialoghi sono “realmente parlati” dagli attori, nel senso che le labbra ed i muscoli facciali sono sincronizzati con le parole che l’attore virtuale sta pronunciando. Il sonoro non è da meno: gli effetti sono chiari e squillanti, ed è anche possibile goderseli in surround 5.1. Il commento musicale è funzionale ma non eclatante: i brani sono di buona qualità ma risultano poco incisivi rispetto all’azione, e passano spesso in secondo piano. Discorso a parte, invece, per l’adattamento ed il doppiaggio. Purtroppo ci troviamo di fronte ad uno degli adattamenti italiani peggiori della storia. Gran parte dei personaggi principali parlano con un simulato accento dell’est – che però risulta poco credibile sia per un italiano sia per un est-europeo. Spesso le frasi sono tradotte in maniera errata rispetto all’inglese, e la grammatica è veramente morta (quando incontrerete Alyx, lei vi dirà che “Il Combine è lento a svegliarsi ma quando è sveglio è meglio non capitargli le mani” – prima di aggiungere che “Suo padre non sapeva che tu potevi non avere una mappa“. Povero congiuntivo…)  La giocabilità è buona, il motore come detto risponde molto bene ai comandi, anche se alcune volte mi è capitato di rimanere bloccato nelle geometrie degli ambienti, ed il sistema di salto può senza dubbio essere ancora migliorato (va detto che queste cose sono state notevolmente mitigate dall’uscita di continui aggiornamenti). Menzione speciale va fatta per il sistema fisico Havok, davvero eccellente, che contribuisce a rendere vivi gli ambienti ed entra spesso in maniera attiva nel sistema di gioco: dovremo farci strada costruendo ponti coi detriti su specchi d’acqua, sganciare oggetti galleggianti dai fondali, fare cadere suppellettili e barili addosso ai nemici, spostare oggetti per poterci costruire una via di uscita e chi più ne ha più ne metta. L’arsenale è grosso modo quello standard del primo episodio: dal classico piede di porco (uno dei simboli della serie, assieme alla tutina arancio con la Lambda) passiamo a pistole, fucili, armi ad energia, colt, lanciarazzi (indispensabile contro i veicoli nemici, ma abbastanza difficile da addomesticare) e bombe a mano, oltre alla famosa Gravity Gun (un’arma che non spara di per se ma ci consente di spostare – e sparare – oggetti dello scenario. Gustosissimo usarla per sparare le lame circolari). Ogni arma ha 2 modi di fuoco. In ultimo, è necessario ricordare come la “storia” single player del gioco sia solo parte del divertimento che se ne può trarre, vista la mole della comunità che in rete gioca con HL2 e coi suoi derivati.

FATTORE DIVERTIMENTO
Diverte? Si, abbastanza, ma con certe eccezioni. Il gioco è appagante, i livelli sono sicuramente progettati con carisma e perizia, anche se forse con poca attenzione per l’appeal e la giocabilità. All’inizio saremo braccati e dovremo “scomparire” dagli occhi dei Combine, per prendere contatto con la resistenza, nella quale militano alcune vecchie conoscenze di Mr.Freeman. Questa parte è molto concitata e riuscita, abbiamo davvero l’impressione di essere un fuggitivo e di sentirci il fiato sul collo. Dopo inizieremo il girotondo nel quale verremo sballottati da una parte all’altra dell’universo di gioco, quasi sempre da soli, ed affronteremo una serie di livelli sicuramente fantasiosi e ben costruiti, ma anche spesse volte stressanti ed inutilmente lunghi. Questo in particolare è sentito nei livelli che affronteremo a bordo di veicoli (hovercraft, dune buggy), ma anche in alcuni livelli a piedi. Non è divertente ripulire un corridoio dai nemici, fare 2 passi e vedere che dietro l’angolo ce n’è un altro, praticamente uguale ma più lungo, pieno di ancora più nemici, per poi trovarne un altro ancora. In alcune aree ogni 4 passi ci sono dei nemici “appostati” che sparano o ci assalgono, affrontati i quali ne troveremo altri appostati, poi altri, e così via. Questa sensazione è resa ancora più palpabile dall’assoluta linearità dei livelli: non ci si può muovere dal percorso prestabilito – c’è una strada da percorrere in senso univoco e quasi sempre si passa il tempo a chiedersi “dov’è l’uscita” di quel particolare livello. Le sezioni sui veicoli – come già detto – sono spesso lunghissime e snervanti. E’ bello che ci sia “tanta roba” dentro questo gioco, ma secondo me potevano amalgamarla molto meglio: invece di un unico, lunghissimo, livello sulla buggy, avrei trovato meno stressante affrontarne tanti più brevi, ad esempio. Molte parti del gioco costringono a salvare ogni quattro passi, od ad ogni salto (c’è un livello che dovremo affrontare saltando di trave in trave su un ponte sospeso, mentre un elicottero Combine ci vola attorno sparando – sicuramente d’effetto, ma oltremodo frustrante). Insomma giocare ad HL2 diverte nell’immediato, ma a poco a poco il mordente scema. Quello che dovrebbe tenere vivo l’interesse è quindi la storia, ma anche qui, come nel primo HL, questa è trattata in maniera frammentaria, lacunosa ed in parte contraddittoria. Se da un lato questo è un incentivo ad andare avanti (ovviamente se si scoprisse tutto subito il divertimento finirebbe lì), dall’altro le “novità” sono addirittura troppo rade e centellinate, tanto che spesso – specie nei livelli avanzati – è  più il piacere di aver finito una fase particolarmente stressante che l’aspettativa di vedere cosa c’è in quella dopo. Anche l’andamento della storia stessa non mi è piaciuto: l’inizio è intrigante e pieno di promesse, che però poi non si realizzano, tanto che giunti al finale, il 100% dei giocatori che conosco – me compreso quindi – sono rimasti delusi. Pare in effetti che HL2 non sia che “l’antipasto” della storia “vera” che si dipana nel corso dei suoi tre seguiti, denomimati Episode I, II e III – il primo è già uscito ed è in arrivo il secondo.

FATTORE HORROR
Spaventa? A tratti. La sensazione di essere soli nel territorio nemico è forte, il gioco ci propone per nel suo essere anche a volte stressante, una serie di situazioni verosimili. Esplorare i sotterranei di City 17 o avere a che fare coi mostri della cittadina di Ravenholme incute un certo senso d’inquietudine. Spesso ci si trova a dover brancolare al buio, con gli zombie Xeniti che ci aspettano dietro gli angoli e nei posti più impensati, pronti a mangiarci la testa. Le cutscenes sono assolutamente immersive: le vedremo sempre da dietro gli occhi di Gordon Freeman, e questo aumenta la sensazione di “essere dentro” la storia. In alcuni punti, poi, saremo inseguiti da ingenti forze nemiche di varia natura, e la sensazione di paura per la propria vita sarà davvero incisiva. Tutto questo, però, è alternato a fasi da first person shooter canonico ed a tratti dozzinale, specie nei momenti in cui dovremo resistere in un qualche posto a diverse ondate di nemici per un certo lasso di tempo. 3 nemici, poi 4, poi 8, poi 20, poi 40 e così via. Lo trovo monotono, più che ispessire l’atmosfera, aumenta la noia (e la frustrazione). Il fattore horror che potrebbe indurre la storia, poi – specie nei livelli avanzati – viene sensibilmente tagliato da trovate a mio avviso poco fantasiose che probabilmente servono di più a far vedere le meraviglie del motore grafico che quadrare col plot. Non pretendo di catalogare questo prodotto come un gioco propriamente horror, però ho deciso di parlarne perché i suoi momenti intensi ce li ha. Peccato che, come per tutto il resto, dia l’impressione di essere solo un assaggio.

In una parola: DISOMOGENEO
Tirando le somme sulle carte messe in tavola da questo gioco vedo aspetti eccezionalmente positivi (sotto il profilo tecnico, in primis, ma anche nel background) ed aspetti quantomeno discutibili (sotto il profilo della giocabilità e della storia). Questo mi dà l’impressione che Half Life 2 sia davvero solo un magnifico tech-demo per il Source, che marginalmente accenni la storia che hanno intenzione di sviluppare (si spera) nei seguenti 3 episodi. Forse il vero cuore della questione è davvero Steam, più che Half Life, e tutto è stato progettato in funzione di quello: i contenuti sono distribuiti col contagocce e con tanto ricavo da parte di Valve, e per capire bene il plot dovremo aspettare il completarsi della trilogia a venire. Speriamo che a Gordon Freeman, un giorno finalmente venga la smania di capire quello che sta facendo, prima che il GMan lo rimetta sotto vuoto spinto a dormire…

SCREENSHOT

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Testato su pc:

  • Windows 2000 SP4
  • 512MB RAM
  • Pentium 4 1.8Ghz
  • ATI9550 128MB
  • Scheda Audio AC97 5+1
  • Connessione ADSL 2.4Mbit

NOTA
Half Life 2 è il primo titolo Valve a fare uso del discusso sistema di content delivering elettronico “Steam”. Acquistata la vostra copia del gioco (o scaricata direttamente usando Steam), la dovrete attivare usando lo stesso Steam. Il sistema si occupa anche di eventuali aggiornamenti, content management, gestione del multiplayer e download di contenuti aggiuntivi (come ad esempio il famoso Lost Coast). Non mi soffermerò su Steam e parlerò solo di Half Life 2 in quanto gioco single player. Inoltre, è risaputo che il motore del gioco è stato progettato per andare a braccetto con le schede video ATI. Se avete una scheda video di qualche altra marca, sicuramente il gioco sarà meno performante. Io ho confrontato le prestazioni di una ATI9800 con quelle di una NVidiaFX5200 ed a parità di RAM la ATI ha retto il gioco molto meglio.

Pregi:

  • Un motore grafico coi controfiocchi.
  • E’ un buon FPS.
  • Ambientazione ed alcuni personaggi molto carismatici.

Difetti:

  • Storia lacunosa, frammentaria ed inconcludente.
  • Finale spiazzante, nel senso cattivo del termine.
  • Livelli spesso troppo lunghi e frustranti. E’ un gioco che va preso a piccole dosi.

FABIO FRANCHELLO

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