Recensione e demo del gioco horror Doom 3
Edito da: id Interactive, Activision
Sviluppato da: id Interactive
Piattaforma: PC, Mac, Xbox
Genere: Fps (singleplayer/multiplayer)
Demo: Download
COMMENTO
REQUISITI MINIMI PC:
Scheda Video compatibile con le DirectX® 9.0b e con Hardware T&L, con almeno 64Mb
Processore Intel Pentium® 4 1.5Mhz o AMD Athlon® XP 1500+ o superiori
384Mb di RAM
Lettore CD-Rom 8X
2.2Gb liberi su Hard Disk
Scheda Audio a 16 bit compatibile DirectX® 9.0b
Mouse, Tastiera
Windows 2000/XP o Linux
Tanti anni fa, quando si iniziava timidamente ad abbozzare un mercato videoludico per quelli che ai tempi venivano definiti “compatibili” (i figli dell’8088, i nostri PC) i giochi sul mercato erano gran poco spettacolari. Sulla scena infuriava la guerra dei 16 bit, con Atari ST e Commodore Amiga che se le davano di santa ragione per prevalere nell’emergente mercato dell’user computing ludico. Su quel frangente, il 286 sulla scrivania di papà, con la sua scheda video CGA a 4 colori su schermo rimaneva solo il mezzo per fare calcoli ed usare wordstar. Poi, poco per volta, i PC presero sempre più piede, forti della loro modularità, aggiornabilità e vasta diffusione in ambito semiprofessionale e professionale. Apparvero le schede video a 256 colori, la MCGA e poi finalmente VGA. I processori crebbero da 16 bit ai “mostruosi” 386 e 486 a 32 bit, raggiungendo una potenza di calcolo tale da surclassare il povero 68000 dell’Amiga. La scheda audio Adlib era oramai diffusa ed una nuova più potente realtà, la SoundBlaster di Creative, si stava apprestando a dominare il mercato. Insomma i “compatibili” scendevano dalle scrivanie ed entravano nelle camere dei ragazzi, e non solo per “aiutare a fare i compiti”, come si diceva ai genitori ai tempi. L’Amiga, però, forte di aver sconfitto la macchina Atari sul piano videoludico, godeva ancora di una discreta salute e di grande lustro, a causa dei suoi bei chip dedicati a grafica e sonoro, ed alla presa standard per il joystick, che rendevano la macchina particolarmente adatta per poterci giocare. Poco per volta, però, le editrici dell’epoca si avvicinavano al mercato PC, che aveva una sola carta in più degli Amiga ed affini: la potenza di calcolo. E poi arrivarono John ed Adrian Carmack, John Romero e Tim Hall, ovvero la id Software. Dopo essersi fatti le ossa con cloni di Mario ed aver sperimentato che vendere giochi tramite shareware funzionava, il quartetto di cui sopra si imbattè in Ultima Underword, della Origin: il primo gioco di ruolo realmente immersivo con visuale in soggettiva. John Carmack asserì di poter fare meglio. E – per certi versi – lo fece, creando Wolfenstein 3D. E da quel momento i PC degli uffici, che fino ad allora sollazzavano solo col solitario di Windows, iniziarono ad emettere urla in tedesco e rumori di colpi di pistola a tutt’andare. Il passo successivo fu Doom, e non ce ne fu più per nessuno. Da lì in avanti fu tutta in discesa: Doom 2, Quake uno, due e tre, e finalmente questo Doom3. Ne hanno fatta di strada. Però nel frattempo sono apparsi concorrenti più che agguerriti. Riusciranno i ragazzi che hanno formalizzato il genere FPS a uscire vincitori dalla prova del tempo? Vediamo.
LA STORIA
Marte: pianeta misterioso. Nell’anno 2145, l’uomo ha iniziato ad esplorare lo spazio, ed ha colonizzato parte del sistema solare. Le multinazionali hanno preso il controllo dell’economia mondiale, e tra queste, la UAC è la più avanzata. Svolge ricerche in vari campi scientifici, dall’ecologia alle armi, e le svolge su Marte, lontano dalla madre Terra, col simpatico vantaggio di non dover stare alle sue regole e leggi. Su Marte il capo è il Dott.Betruger, un geniale quanto scorbutico scienziato che ricorda molto da vicino Antony Hopkins (è un caso, eh…). Il suo nuovo pallino è lo studio del teletrasporto e delle dimensioni parallele, e, complice la scoperta di diversi manufatti e rovine aliene su Marte, parte per una spedizione al di là di un antico portale che ha recentemente riattivato. Poi torna, da solo. Tutti gli altri della spedizione sono morti (o peggio). Come se non bastasse, Betruger stesso è diventato ancora più cinico e sempre più deciso a continuare le ricerche dietro il portale. Da qui in avanti, però, la già snervante vita degli occupanti della stazione di ricerca, si fa ancora più snervante. Molti danno di matto, molti rassegnano dimissioni e tornano sulla terra, e Betruger inizia a trascurare le redditizie ricerche della UAC per concentrarsi sui suoi portali. E qui cade la classica goccia di troppo: dopo un ennesimo, disastroso, incidente nella stazione di ricerca, la UAC nomina un commissario di controllo e lo invia su Marte a rimettere in riga Betruger – e, tanto per essere sicuri, invia anche due marines, il Sergente Kelly, (che, neanche a dirlo, ricorda molto da vicino Rutger Hauer) ed un soldato semplice (che ricorda molto da vicino Steven Segal – ma quante coincidenze). Il gioco inizia qui, col nostro “marine senza nome” (un classico nella serie di Doom) che scende dalla sua astronave e si guarda intorno con aria torva – ed in effetti l’ambiente proprio bello bello non è, e quasi subito peggiora pure, con spiriti, mostri e demoni che dal nulla cominciano a popolare l’oscura stazione scientifica. Il nostro marine si troverà presto da solo, al buio, e dovrà farsi strada per poter sopravvivere e capire cosa stà succedendo. Ce la farà? Non ce la farà? Chi mi segue lo saprà.
REALIZZAZIONE TECNICA
Doom 3 esce precedendo di poco il suo concorrente principale Half Life 2 per il podio del migliori FPS della (ormai passata) generazione. Il motore è il “Tech-4” della id Software: moderno, con un’ottima gestione soprattutto delle ombre e delle luci dinamiche (con tutti gli effetti ad esse collegati, es. riflessi) ma un po’ pesante. Sulla stessa macchina su cui ho provato Half Life 2, a parità di risoluzione, Doom3 è nettamente meno performante, sia con una scheda ATI che un una scheda NVidia (anche se con quest’ultima va un po’ meglio), rimanendo al livello minimo per poter essere giocabile. Il rovescio della medaglia è che l’ambiente è molto immersivo e ben costruito, seppure effettivamente monotono (per tutto il gioco vedremo solo tubi metallici, macchinari avveniristici e spazi chiusi e bui, con qualche brevissima sortita sulla superficie del pianeta rosso e qualche diversivo gentilmente concesso dai demoni direttamente in casa loro). Sul piano del puro carisma, probabilmente Doom3 perde qualche punto rispetto al suo concorrente. L’interattività del motore si esprime in modo diverso rispetto ad Half Life, che grazie all’Havok rendeva la fisica dei modelli parte integrante del gioco. Qui siamo sicuramente una spanna sotto, di contro abbiamo una peculiare gestione delle superfici che diventano loro stesse interattive: ogni touch screen, ogni pulsantiera, ogni ammennicolo che ci troveremo ad incontrare potrà essere utilizzato dal nostro “marine senza nome” direttamente dalla visuale in prima persona senza stacchi di sorta. Il sonoro fa bene il suo mestiere, grazie ad una colonna sonora bella pesante ad opera dei Nine Inch Nails, e di effetti campionati di ottima qualità; mentre il doppiaggio in italiano potrei definirlo “senza infamia e senza lode” (che è già un bene, considerando il livello generale). Il gioco si lascia giocare molto bene, se il motore gira bene sul PC che usate. La giocabilità dei precedenti capitoli c’è tutta, i livelli sono costruiti in modo da essere una serie di eventi in sequenza, il che limita fortemente la possibilità di affrontarli in modo non-lineare (siamo lievemente messi meglio rispetto alla totale linearità di Half Life) ma che comunque da la possibilità di divertirsi. L’arsenale è quello d’ordinanza dei precedenti Doom: le armi storiche ci sono tutte, comprese le vecchie glorie come il BFG9000 e la motosega, e c’è qualche piccola aggiunta come la mini-mitragliatrice o le granate. Menzione particolare va al “Cubo delle Anime“, un’arma speciale che il nostro eroe troverà a circa tre quarti del gioco, e che si carica di energia a mano a mano che il nostro marine uccide mostri. Quando è carica, la spettrale voce delle anime racchiuse al suo interno ci segnalerà che il cubo è pronto per essere usato. A questo punto lo possiamo scagliare contro un nemico qualunque, ed il simpatico cubo lo dilanierà volandogli intorno con le sue lame, uccidendo il malcapitato, ma soprattutto donando al protagonista l’energia sottratta al bersaglio.
FATTORE DIVERTIMENTO
Diverte? Si, abbastanza. I nemici sono tanti, anche qui, tante vecchie glorie che si sono rifatte il look e qualche new entry, specie tra le fila dei boss. L’intelligenza artificiale che li fa muovere è di buon livello: complice anche il fatto che spessissimo i livelli sono stretti ed angusti (in contrapposizione agli enormi spazi aperti di Half Life 2), i nemici sono bravi a sfruttare gli angoli o gli oggetti dello scenario per nascondersi, e quasi mai vi si buttano addosso senza criterio. L’introduzione del Cubo delle Anime è azzeccata e, sebbene non sia nulla di eclatante, riesce a dare un accenno di strategia ai combattimenti nella fase finale, quando i nemici sono tanti (e tendenzialmente sempre più grossi) ed i medikit sono sempre meno. Gli scontri coi suddetti boss di fine livello risultano piacevoli e quasi mai frustranti, una volta capita la strategia (il cubo tornerà molto utile in questi casi). Nota dolente invece per quello che riguarda l’illuminazione: il gioco è buio, tanto buio. Spesso non si vede niente. Ad aggiungere il danno alla beffa, all’inizio del gioco troveremo una torcia elettrica *che però non può essere usata se si sta impugnando un’arma*. Questo vuol dire che o spari alla cieca, o vedi qualcosa ma non ti difendi, e questo ci costringe a fare i disc-jockey sulla tastiera nelle scene più buie (che sono tante), ed alla lunga stanca. Detto questo: è sempre Doom, all’ennesima potenza. Innovazione zero, ma tanto, sanguinario, liberatorio divertimento.
FATTORE HORROR
Spaventa? Ha i suoi bei momenti. La storia è veramente dozzinale, eccezionalmente prevedibile e totalmente priva di fantasia (è la stessa storia di Doom, del resto. Di Doom 1, intendo), e quindi non aspettiamoci grandi colpi di teatro. Sul piano spicciolo, però, il gioco mantiene quasi sempre alta la tensione. Dopo pochissimo tempo dall’inizio, il marine sarà letteralmente solo nel buio, fino alla fine del gioco. Gli scenari come già detto sono sempre stretti, bui e angusti. I nemici ci camminano intorno da tutte le parti, alcuni sono goffi, feroci e rumorosi, alcuni (come i maledetti ragni) tremendamente silenziosi, e ci scendono alle spalle per poi colpire di sorpresa, regalando spaghetti come solo System Shock 2 aveva saputo fare fino ad adesso. L’ambientazione prettamente fantastica (qui spariamo a zombie e demoni, al limite qualche cyborg) rende meglio rispetto a quella sci-fi più realistica di Half Life 2 (dove spesso spariamo a delle persone o presunte tali), e nel gioco “funziona” in maniera migliore. Il gioco mi pare avere obiettivi un pochino più bassi rispetto al concorrente, ma forse li raggiunge in modo più completo. E’ “more of the same”, ma funziona.
In una parola: EFFICACE
Non ha le pretese da grande saga horror o sci-fi, non ha una storia densa e misteriosa (e come ho già detto questo per me è un peccato imperdonabile), ha solo una buona dose di azione, spaventi spiccioli e mostri cattivi da gambizzare a colpi di doppietta senza pensarci troppo. Evvai!
SCREENSHOT
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Testato su pc:
- Windows 2000 SP4
- 512MB RAM
- Pentium 4 1.8Ghz
- ATI9550 128MB
- Scheda Audio AC97 5+1
- Mouse Logitech
- DVD-Rom LG
- Tastiera IBM
NOTA
Il gioco fa parte del programma di NVidia “The Way It’s Meant to be Played“, che è un modo complesso per dire che il motore di Doom 3 funziona meglio con le schede video di questa casa produttrice. La prova è che mettendo a confronto una scheda NVidia di bassa categoria ed una ATI di media categoria, l’NVidia ha dato comunque una performance migliore. La battaglia delle schede video si combatte all’ultimo frame. Per godere del gioco in alta risoluzione con tutti i dettagli, comunque, serve una scheda di fascia alta.
Pregi:
- Ottimi grafica e sonoro (se il PC li regge)
- Giocabilità immediata ed efficace
- E’ sempre Doom
Difetti:
- Storia dozzinale
- Motore grafico pesante
- E’ sempre Doom
FABIO FRANCHELLO
Email: [email protected]