La Costruzione Mediatica del Delitto
Nella prima metà degli anni’90 si riscontrano maggiori difficoltà nell’ambito dei contenuti. L’avvio delle sinergie fra testate, che consentono di abbassare i costi di produzione grazie all’appartenenza allo stesso gruppo editoriale, fa sì che soprattutto i quotidiani locali vengano modificati negli argomenti trattati, soprattutto grazie allo scambio di notizie. Un esempio che ci riguarda da vicino è quello della”Gazzetta del Sud”, quotidiano di Messina, diffuso in Sicilia e Calabria, che insieme al”Resto del Carlino”,”Il Tempo” e la”Nazione”, avviano lo scambio di notizie, generalmente di carattere nazionale: dalla cronaca alla politica, dallo sport, al gossip alle notizie culturali. Ciò consente loro di ricevere una notizia senza che si invii sul posto una troupe (nel caso del quotidiano il giornalista con un fotografo, nel caso della tv giornalista e cameraman). Una notizia che è già completa e non resta altro che inserirla in pagina. Volendo immaginare la redazione come una madre con tanti”figli”, la rivoluzione di questi anni ha letteralmente sterminato la”prole”, passando da una famiglia numerosa (interni, showbiz, sport, esteri, cronaca nazionale, politica, ecc…) ad una meno: spariscono determinati settori poiché, proprio grazie a questo sistema, non occorre più mantenere aperta una sezione quando le notizie arrivano già”confezionate”. Ma possiamo anche vedere il lato positivo. Questo meccanismo di fusione, fa risparmiare su altri settori, ma consente al quotidiano locale di potenziare la copertura d’informazioni provenienti dalla Provincia o dalla Regione.
Questa piccola rivoluzione, nei quotidiani locali, investe il ruolo del giornalista: i più esperti, quelli con più anni di esperienza alle spalle, fanno il cosiddetto lavoro di desk, di scrivania.
I. 1 Il giornalista in redazione
Restano in redazione a ricevere le notizie di quei corrispondenti o collaboratori, in modo poi da trasferirle in pagina. Insomma, quella che in gergo, viene definita la “cucina” del giornale in cui si costruisce la pagina. Non esiste nemmeno il modello anglosassone, con la programmazione dei turni: giorno, pomeriggio, notte. Ormai tutto questo è superato, almeno in Italia. Invece, in un giornale locale a tiratura nazionale (si veda per esempio “Il Tempo”, “Il Giorno”, la “Stampa”) il giornalista si sposta poco dalla redazione, solo per qualche intervista. I grandi quotidiani nazionali (il “Corriere della Sera” e “La Repubblica”) hanno adottato l’escamotage della pagina di cronaca locale. Si tratta di un inserto di poche pagine, che approfondisce le notizie del capoluogo dove viene diffuso. In grandi città, come Roma e Milano, viene pubblicato proprio come un fascicoletto separato dal giornale in edizione nazionale, ma in altre si trova in coda al quotidiano stesso. La cronaca a tutti i costi. È questo quello che è avvenuto soprattutto dall’avvento delle emittenti tv private e che di riflesso, negli anni, si è trasferito nei quotidiani e adesso anche in internet. Il monopolio della Rai fino agli anni ’80 vedeva protagonista nei suoi telegiornali la politica, soprattutto sviscerata nel terzo canale, storica arena politica, anche se dichiaratamente faziosa. Quando, nel ’90, la legge Mammì ha liberalizzato, e quindi consentito alle emittenti private, la possibilità di realizzare una redazione giornalistica, si è pensato bene di favorire i fatti di cronaca alla politica. Poco importa se sono fatti di cronaca nazionale o estera, ma il target di Mediaset è proprio quello di raccontare gli eventi e le persone della porta accanto, in modo da accaparrare telespettatori, toccando problematiche che ogni giorno la gente affronta (dal caro vita, alle malattie, alle scenate di gelosia). All’interno della tv commerciale, c’è anche una differenziazione nel trattare un fatto di cronaca: secondo una divisione dei canali per famiglie (Rete 4 per casalinghe e anziani, Italia 1 per i giovani e Canale 5 per la famiglia) cambia anche il modo di narrare un fatto di cronaca. Abbiamo un Tg 4 molto discorsivo che spiega i fatti con l’utilizzo di un vocabolario molto semplice, Studio Aperto tra i fatti di cronaca favorisce quelli che possono attecchire fra i giovani (incidenti del sabato sera, uso di droghe e alcol, gossip, tendenze) e infine il Tg5, la redazione ammiraglia, tratta gli eventi di cronaca in modo lineare, senza mettere l’enfasi degli altri due telegiornali, anche se nell’ultimo anno e mezzo con il cambio di direzione, da Mentana a Rossella, proprio il Tg 5 da’ molto spazio ai fatti di cronaca, non solo italiani, ma anche esteri, collocandoli molto spesso in apertura di giornale.
I. 2 La classificazione delle notizie
Ma affinché una notizia venga “consumata” e quindi resa nota, occorre capire qual è quel meccanismo che trasforma un fatto, un evento, in una notizia che possa essere diffusa. Nel mondo dei giornalisti, ma soprattutto per chi si affaccia per la prima volta, il classico esempio per capire cosa sia davvero una notizia, una notizia che possa avere risalto, è: se un cane morde un uomo non è notizia, viceversa si. Proprio perché deve catturare l’attenzione del lettore-spettatore-navigante. Questa cernita deve avvenire per i fatti di cronaca, poiché ci sono notizie che devono essere comunicate comunque (sport, politica solo per accennarne qualcuno) ma parlando di cronaca significa che bisogna selezionare fra tanti episodi che accadono ogni giorno nel nostro territorio, ma anche fuori. Ma tale selezione di fatti ed eventi con quali criteri viene fatta? E’ a discrezione del giornalista o dell’editore? Ogni testata giornalistica, che sia cartacea, video o on-line, ha un proprio target e un segmento determinato di lettori-consumatori, ma per certi versi è possibile che sia l’editore ad influenzare la scelta delle notizie da pubblicare. Ma nella maggioranza dei casi i giornalisti fanno riferimento ad un gruppo di persone. Sarebbe paradossale, ad esempio, che la sparatoria fra bande criminali possa trovare spazio nella pagina di cronaca del “Sole 24 Ore”, quando sembra più probabile che il giornale locale o un quotidiano a testata nazionale possa darne risalto. Quindi, ci sono vari criteri di valutazione, ma tutti riferiti alla notizia di cronaca che vuole leggere il consumatore. Un criterio di rapida applicazione, senza fare differenze di target è quello delle “tre S”: sesso, sangue e soldi. Chi, siamo pronti a sfidare chiunque affermi il contrario, può dirsi disinteressato (o indifferente) ad un evento che racchiuda una o tutt’e tre le “S” rispetto ad un altro fatto di cronaca? Adesso vi dimostriamo come automaticamente la nostra attenzione ricada sulle “tre S”. Un uomo è caduto all’interno di un pozzo ed è stato salvato dopo ore di tentativi di soccorsi, è in stato di choc, ma guarirà in poche settimane. Nella stessa pagina si narra di una vicenda che ha per protagonisti una coppia, l’amante ed un’eredità. Insomma il mix di tutto quello che è stato narrato finora. Adesso l’attenzione del lettore, su quale dei due articoli ricadrà? Sicuramente sull’ultimo evento perché siamo dediti al pettegolezzo, soprattutto se trattasi di eventi e personaggi vicini a noi. Come non ricordare un episodio simile accaduto diversi anni fa: una coppia di amanti si ritrova per la pausa pranzo in un appartamento, lei si fa legare al letto e lui travestito da batman, si lancia dal comò sbatte la testa e restano lì bloccati finché non arrivano i vigili del fuoco a scoprire questa scena a metà fra il comico e il tragico. Quella delle “tre S”è una regola che esiste all’interno delle redazioni, ma in senso più tecnico, dobbiamo dire che la selezione di fatti ed eventi è dettata da una scala di valori che sono: ambito discorsivo, interlocutore, contesto . Da ciò deduciamo che il processo di comunicazione è un prodotto di selezione. Traslando il concetto dalla sociologia al giornalismo le tecniche non si discostano di molto, poiché l’atto comunicativo è una relazione fra emittente, ricevente e contesto. L’efficacia di tale atto è dettata anche dal modo in cui si comunica e quindi il mezzo adoperato (Sorrentino). Il progresso galoppante dell’ultimo decennio ci ha portati, come detto prima, alla tempesta di informazioni, ma nella miriade di notizie e nella ridda di voci che si inseguono, a volte succede che da uno stesso fatto di cronaca, ogni medium da’ la propria interpretazione. E così è automatico che il lettore possa trovarsi davanti ad uno stesso evento con più interpretazioni. Se per certi versi questo può significare che il libero accesso alle notizie è sintomo di Democrazia e Diritto alla parola per tutti, per altri può generare diffidenza o poca fiducia. Ecco dunque che il medium deve conquistarsi la fiducia. Nel giornalismo si parla di “fiducia sistemica”, intesa come aspettativa generalizzata di regolarità e stabilità del mondo in cui l’attore si trova ad interagire quotidianamente e spiega, in quanto tale, il meccanismo fondamentale tramite il quale gli individui si conformano ad un determinato ordine di eventi e alle sue regole . La selezione e la gerarchizzazione delle notizie stanno alla base del lavoro del giornalista. Insomma parliamo di negoziazione che avviene fra: fonti, pubblico e mediatori di informazioni. Le fonti sono le agenzie di stampa, i testimoni oculari di un evento, che diffondono la notizia e la comunicano ai giornalisti che la devono lavorare per farla poi arrivare al pubblico, vero destinatario di tutto questo. Infine abbiamo i mediatori, i giornalisti e tutto lo staff che sta in una redazione giornalistica che svolgono proprio il ruolo di mediare la notizia. Ma per questo occorre stabilire una scala di valori ed ecco perché, mutuando dalla scuola anglosassone, si parla di “news values”, cioè di valori-notizia che consentono di stabilire delle pratiche convenzionali e quindi una standardizzazione delle procedure, assumere un comportamento unico e non farsi cogliere impreparati davanti all’imprevisto.
I criteri di notiziabilità seguono una scala di valori:
1) Evento
2) Prodotto
3) Mezzo
4) Concorrenza
5) Pubblico
I. 3 Sensazionalismo e consumo di notizie
Pur restando fermi su quei criteri, che sono convenzionali e applicabili ad ogni fatto di cronaca, il sensazionalismo varia da caso a caso. Certamente avrà maggiore risalto il gesto di un folle che spara all’impazzata nelle vie della città, invece che un incidente stradale. Oppure la morte di un importante e famoso personaggio pubblico. E’ possibile anche cavalcare l’onda di un determinato argomento. Tutti ricorderanno il disastro ambientale della petroliera “Erika” nelle coste spagnole, ebbene in quel periodo, si da’ il caso, quasi ogni giorno una nave che trasportava petrolio o affondava o aveva problemi. Ma come questo tanti altri argomenti vengono trattati allo stesso modo, come ad esempio il fenomeno “Tangentopoli” degli anni ’90 ha fatto sì che si parlasse ogni giorno, per diversi anni, di eventi giudiziari e della collusione fra politica e malaffare. Altro valore-notizia è la territorialità. Con questo ci riferiamo alle testate giornalistiche locali. Più un fatto è vicino, più quel giornale ne parlerà dando uno spazio sempre più grande. Altro criterio da non tralasciare è la frequenza. Quanto più la frequenza dell’avvenimento è simile alla frequenza del mezzo d’informazione, tanto più probabile sarà la sua selezione come notizia di quel mezzo d’informazione . A proposito della concorrenza bisogna dire che la “gara” ad arrivare per primi sulla notizia è la sfida che ogni giorno si combatte tra testate giornalistiche (cartaceo, tv, internet, radio) che diventa una vera e propria guerra se a contendersi un fatto sono due quotidiani locali (Messina è esente da tutto questo, poiché la “Gazzetta del Sud” domina incontrastata e la battaglia si sposta nelle tv: Rtp, Tele Vip e Tcf). Ma la cosa che non bisogna mai trascurare è il grado di narratività. Una volta che ci troviamo di fronte ad un evento, un fatto cronaca occorre anche capire quanto questo sia raccontabile, se ci sono abbastanza contenuti per poter “ricamare” sopra tante storie. Per far capire di cosa parliamo sarà chiarificatore un esempio. Il terremoto di S. Giuliano che qualche anno fa ha cancellato una generazione di bimbi. Tante storie si sono intrecciate ognuna con un proprio profilo. Ma tale grado di narratività varia per ogni mezzo di comunicazione, tutto questo a causa degli spazi. A proposito del prodotto occorre realizzare una scaletta nell’enunciare le notizie. Questo è il dilemma di ogni redazione, soprattutto televisiva, che nel sommario (il biglietto da visita del tg) deve cercare di bilanciare bene le notizie, soprattutto creando un filo logico, come se si facesse un discorso unico. Ad avvalorare tale tesi c’è proprio il Tg5 che non tratta mai le notizie come dei compartimenti stagni, a sé stanti, (invece questo avviene in tutte le altre) ma i conduttori creano quel trait-union che fa scivolare da una notizia ad un’altra senza quasi rendersene conto; il semiologo Umberto Eco, sostiene che non esistano più i fatti, ma che il loro numero si è sensibilmente ridotto. Di solito le redazioni, di ogni tipo di medium, vanno alla ricerca di notizie lavorabili nel tempo e quindi da poter aggiornare, inoltre, guardandosi intorno (e quindi alla concorrenza), cercano di potersi uniformare alle notizie che danno le altre testate. Il caso 11 settembre dimostra come tutto il periodo trascorso da quel giorno, fino alla controffensiva americana con la guerra in Afghanistan, il mondo della comunicazione abbia dedicato ¾ a questo evento, tralasciando tutto il resto. Ma che fine fanno le vecchie notizie? La scuola anglosassone (sia britannica che statunitense), sostiene questo adagio: old news is no news , quindi no news is good news. Ciò significa che se non abbiamo notizie significa che ci sono buone notizie, ma anche che l’informazione d’archivio diventa materiale giornalisticamente interessante, quando sia accessibile e usufruibile in tempi compatibili con le logiche di produzione del giornalismo quotidiano. La memoria giornalistica diventa materia viva per la cronaca e l’attualità, quando sia riutilizzabile dentro il ciclo di vita quotidiano o settimanale delle notizie ; ricollegandoci alle tre “S”, ne svilupperemo adesso una: sangue. Il delitto di un singolo o di più persone ci ha sempre affascinati e colpiti. Se accade un caso eclatante, dalla persona più o meno famosa assassinata oppure se il fatto di sangue è avvenuto in circostanze particolari, non facciamo altro che andare alla ricerca di notizie che riguardano quella vicenda. E così spulciamo i quotidiani, smanettiamo con il mouse navigando per i web-giornali o facciamo zapping con il telecomando alla ricerca di un nuovo notiziario. I serial killer hanno sempre affascinato l’opinione pubblica, per tanti motivi: modo di agire, efferatezza, violenza, simbologia.
ORAZIO BONFIGLIO
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