Il Cannibale Dentro
Mark Mirabello
pubblicato nel 2006
Voto: 7/10
Un libro si legge con le mani oltre che con gli occhi e non soltanto perché le prime servono a voltarne le pagine. Ai più, questo, potrebbe sembrare un dire astruso ma se ci fermiamo a pensare al momento in cui – per la prima volta – ci accingiamo a considerare l’eventualità di una lettura, non è difficile comprendere che le prime sensazioni che si avvertono sono relative alla forma ed ai colori – quindi a ciò che gli occhi sono in grado di cogliere – ed al peso ed alle percezioni che il tatto riesce a trasmetterci nel saggiare la consistenza della copertina o delle pagine interne del libro.
Non è infrequente, dunque, che mi capiti di soppesare letteralmente un testo che mi accingo a leggere prestando attenzione a quanto questa operazione riesce a trasferirmi. Ed è quello che ho fatto nel momento in cui ho avuto in mano il libro di Mark Mirabello: ne ho valutato forma e colori e quindi apprezzato la veste grafica, ma ne ho anche lisciato la copertina e sfogliato le prime pagine, prestando attenzione più che altro alla percezione tattile ricevuta. Valida, esattamente per quanto può indicare il termine: è un buon prodotto quello pubblicato dalle Edizioni Clandestine che desta il giusto interesse ad un’analisi quale quella appena descritta. Non mi è restato altro da fare che procedere nella lettura così da valutarne anche i contenuti.
Prima di andare oltre, però, mi preme sottolineare che una presenza discreta, in forma di bollino visibile sulla copertina, avverte che la casa editrice sostiene l’associazione “Medici Senza Frontiere”, la qual cosa non può che destare ulteriore apprezzamento.
Il risvolto di copertina ci fa conoscere l’autore del libro raccontandoci che Mark Mirabello è un docente della Shawnee State University negli Stati Uniti d’America e la materia insegnata, fra le altre, riguarda la “Storia delle religioni e dei culti alternativi”. Ecco che, allora, si apprende di stare per cominciare a leggere pagine scritte da un autorevole conoscitore della questione religiosa come mezzo per arrivare a comprendere i vari comportamenti umani in relazione alle varie superstizioni e ai dogmi che il credo religioso ha somministrato nel corso del vivere quotidiano, dalla nascita del mondo fino ad oggi. E a dover scegliere un aggettivo per descrivere questo libro, uno fra tutti, si potrebbe considerare quello di atrocemente avvincente. E si lasci passare l’aggiunta dell’avverbio.
Un libro-trattato che con i suoi numerosi richiami ad altri testi tramite note a piè di pagina ci apre le porte a conoscenze o superstizioni di altri tempi ed altre culture che, in parte, hanno trovato seppure sommaria verifica nelle cose della vita umana.
Sempre dal risvolto di copertina si apprende che lo scrivere dell’autore prende spunto da testi già esistenti e da pensieri di autorevoli personalità storiche ed è rivolto ad una critica, neppure troppo velata, alla civiltà occidentale che ha fatto del progresso indiscriminato un punto indiscutibile del suo progredire verso il futuro. Ed ha forse dimenticato di guardare al suo passato allo studio di quelle tradizioni, in cui la religione è elemento portante, che potrebbe ancora nascondere delle verità sconosciute ed allo stesso tempo sconvolgenti e crudeli.
Come la presenza di un mondo sotterraneo ed infernale in cui si ritrova la protagonista del libro, costretta a vivere in una gabbia – ma si può credere vivere? – in disumane ed orrende condizioni di schiavitù, in assoluta oscurità e sfamandosi di insetti, ragni e vermi, rifiutando il pasto vomitevole che le veniva propinato: mista carne umana, che però, alla lunga, fu costretta ad assumere riuscendo ad accettare questo orrore rivolgendo il pensiero alle parole pronunciate da Gesù nell’ultima cena: “prendete questo pane e questo vino, mangiatene e bevetene tutti: essi sono il corpo e il sangue del figlio di dio. Solo così avrete vita in voi.” Il che potrebbe sembrare blasfemo, ma questo continuo parallelismo fra la religione, non solo con quella cristiana, e la realtà vissuta dalla protagonista – costante tentativo di trovare una ragione per proseguire oltre, verso l’imponderabile scorrere di giorni – è forse l’unica ancora di salvezza, l’unico modo per avere comprensione di quello strano e oltre modo disgustoso mondo che ella si è ritrovata a vivere. E, dunque, a combatterlo.
Si parla, in questo libro, della cosiddetta razza evoluta, quella dei Cannibali, che hanno costruito nel corso del tempo una vera e propria società in tutto e per tutto simile a quella umana, soltanto basata su altri convincimenti e comportamenti, sia etici che esistenziali, che hanno la stessa finalità del proseguimento della specie che è propria dell’essere umano ma condotta per vie che a noi appaiono inevitabilmente mostruose ed inaccettabili. Tutto è pervaso da una sessualità a volte anche troppo ostentata attraverso il quale possedere e sottomettere non soltanto in termini fisici il malcapitato di turno.
Questi esseri vengono chiamati trasumani, dalle orribili fattezze, telepatici che hanno, approssimativamente, l’aspetto di un ominide calvo e con una testa troppo larga. Possiedono piedi e mani che sembrano umani a parte i grandi artigli ed hanno pelle giallognola, mancante di peluria e sensibilissima alla luce tanto che un’esposizione di poche ore al sole la fa squamare e sanguinare. Abitano il mondo sotterraneo, come già detto, che è raggiungibile tramite cunicoli che attraversano l’intero globo terrestre e le cui entrate possono trovarsi tanto nella natura incontaminata quanto nel bel mezzo delle città. Si crede, addirittura, che ce ne sia una sotto la Città del Vaticano. La presenza di questi trasumani, come ci spiega il libro, o meglio della patriarca della specie, tale Korah, seppure con un nome completamente alterato, compare nella Bibbia quale “l’uomo” – e non donna – che viene inghiottito dalla terra per essersi opposto a Mosè.
Il resto è da scoprire leggendo il libro ché forse non è giusto e nemmeno interessante anticiparne oltre il contenuto che, a tratti, è davvero raccapricciante.
Una citazione che mi piace riportare, in ultimo, può essere quella che ci viene offerta ancora nel risvolto di copertina: “…abbiamo un’unica scelta: sopportare il male o resistergli, selvaggiamente.” Cosa avrà fatto la protagonista del libro?
Robert Strange 23-04-2006