13 Racconti Dark

Libri horror

Riccardo Gazzaniga

pubblicato nel 2006

Voto: 7/10

Leggere un libro di racconti, in alcuni casi, è come seguire un unico percorso che attraversa tante storie riunite in una sola emozione, così avvincenti per quel particolare denominatore comune che, una volta rintracciato, è da seguire come un filo invisibile che lega un racconto all’altro come fosse uno. Se i racconti, poi, sono dell’orrore, allora quel percorso diventa un labirinto nel quale è facile e – per chi come me ama questo genere – piacevole “perdersi”.
Proprio l’orrore – ma direi meglio il brivido della suspance, del soprannaturale – è, appunto, il motivo di unione tra i racconti inclusi nel libro che ho appena terminato di leggere e che nel titolo anticipa una lettura di tredici racconti dark.
Devo dire che raramente mi soffermo sulle prefazioni ma in questo caso, forse per la sua brevità, ho cominciato proprio da qui la mia lettura, scoprendo così che l’autore del libro, Riccardo Gazzaniga, è un poliziotto. Uno “del mestiere”, quindi; uno scrittore che in prima persona ha vissuto e vive, quotidianamente forse, quegli stessi episodi che, con dovizia di particolari e, ben si comprende, effettiva conoscenza della “materia”, egli riesce a descrivere in modo da renderli particolarmente “reali”.
E seppure così lontane, sia cronologicamente, sia da un punto di vista dei luoghi in cui avvengono gli avvenimenti narrati, le storie che si leggono nel libro manifestano tutte quella malvagità propria dell’essere umano che si è sempre manifestata sin dalla nascita del mondo e ad ogni latitudine: quell’impulso, quasi a vestirsi di necessità, che spinge l’uno a sopraffare l’altro in una manifestazione di violenza che lo scrittore sa rendere nella sua più totale efferatezza senza, peraltro, perdersi in descrizioni che, in altre pagine che non siano queste, appesantiscono la struttura del narrato.
È proprio questa, d’altro canto, la peculiarità dei racconti brevi e Riccardo Gazzaniga ben lo sa che nel concentrato di una storia da narrare in poche pagine, è bene si “fili” via liscio,  descrivendo il fatto nudo e crudo qual è e senza, dunque, orlare di fronzoli il racconto perché possa maggiormente far presa sul lettore. Il riferire semplice e lineare di queste narrazioni dimostra la manifesta capacità dello scrittore di saper trasmettere in sintesi il necessario, perché si possa effettivamente giungere alla fine di ogni racconto, riga dopo riga, con la consapevolezza di aver appena “visto” rappresentare, nella più lucida delle analisi, un perfetto esempio di profilo psicologico che, in un certo qual modo, arriva a spiegare, se non giustificare, le azioni malvagie che il protagonista di turno, di racconto in racconto, è costretto, a volte suo malgrado, a realizzare.
E la capacità di “presa” del libro di Gazzaniga è da ricercare nel fatto che, in molti dei racconti, la paura nasce da dentro a chi legge. Poi si alimenta, man mano, nel prosieguo della lettura, per quella serie di circostanze di questo o quel racconto nelle quali ognuno di noi ha disperato, almeno una volta, di trovarsi tremendamente invischiato. È dunque la reale plausibilità del narrato, anche quando si riferisca al campo del soprannaturale, a catturare l’interesse del lettore che, normalmente, si avvicina a questo tipo di letture proprio per la voglia di farsi percorrere da quel brivido che è tanto più scuotente quanto più lo stesso lettore si ritrovi nel calarsi perfettamente nelle vesti di un fuggiasco impaurito, piuttosto che in quelle di un paziente da operare o, magari, in quelle di un poliziotto che deve comunicare la morte di un parente alla famiglia.
In conclusione, si può ben dire che si è rivelata piacevole la lettura di questo libro ed anche interessante per alcune invenzioni narrative che, nel procedere del racconto, indirizzano su ipotesi che alla fine, poi, si rivelano infondate, lasciando il lettore, una volta che abbia compreso l’espediente, in una sorta di incertezza persistente che soltanto alla fine di ogni racconto si riesce a dissipare.
Se c’è da aggiungere ancora una cosa è che è un libro, questo, senz’altro da consigliare.

Robert Strange Novembre 2006

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